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15 Gennaio 2020

Non pensare troppo: la via per le scelte giuste

A confermarlo è l’ultima ricerca dell’Università inglese di Reading svolta in base all’analisi dei pronostici di 380 partite di calcio della Premier League

Overthinking: i troppi pensieri fanno male. Problema di tanti che cercano di correggere questa pratica che con il tempo e i malesseri viene giudicata sempre più sconveniente. Rimuginare sulle proprie scelte – ormai prese - non porta a nulla se non un forte malessere che non ci permette di vivere bene nella vita di tutti i giorni. A differenza della “troppa ragione” a garantire una vita più soddisfacente sarebbe quindi l’istinto. A confermarlo - per chi ancora non lo avesse capito – è l’ultima ricerca dell’Università inglese di Reading svolta con l’analisi dei pronostici di 380 partite di calcio della Premier League così da estendere il risultato in altri campi, quelli più importanti del quotidiano. Da tale ricerca si conferma che è la prima opinione quella che conta: i pronostici iniziali sono stati quelli più accreditati, chi ha cambiato opinione ha avuto invece una percentuale di successo del 7,7 per cento. Il risultato delle scelte calcistiche rimaste invariate è del 9,3 per cento di successo. Le previsioni riviste sono risultate il 17 per cento meno curate di quelle della prima ora. Ciò ha confermato che ponderare troppo una decisione è senza dubbio controproducente. Le persone che tendono a cambiare più spesso parere: cosiddetti “massimizzatori del tornaconto” sono meno soddisfatti della loro scelta rispetto agli impulsivi, inoltre, se si pensa a ciò che una persona media “pena” prima di prendere la decisione opportuna il peso di stress non indifferente non garantisce una qualità alta di vita.  Rimanendo fermi sulla linea dell’impulso, come migliore strada di scelta, si parla di: il “gut feeling”, sarebbe una sensazione di pancia, quella che partirebbe dall’intestino e se ci si ascolta si può riconoscere. L’intestino è collegato al cervello dal nervo vago che mette in comunicazione i due organi, per questo viene chiamato “secondo cervello”. Gli esperti consigliano: quando la decisione ad alto rischio è stata presa è meglio non discuterne con nessuno, appellarsi alla logica o ai dati per prendere una decisione ci porterà sicuramente alla scelta per noi peggiore magari giusta per altri.

@Margherita Pusceddu