A Bogotà, capitale della Colombia, si è svolta la manifestazione contro la pratica della corrida, con richiesta al Parlamento di vietarla.
La Colombia è uno dei pochi Paesi in cui questo genere di spettacoli con uccisione di animali sono ancora legali. Una tradizione derivante dall'eredità coloniale spagnola. Tuttavia, la situazione potrebbere cambiare a breve. In Parlamento, infatti, si discute di un progetto di legge per rendere illegali le corride: c'è una forte resistenza, ma la cultura è cambiata e la gran parte della popolazione urla a gran voce contro la tradizione.
Il punto principale dell'evento è stato il flash mob: decine di persone, alcune delle quali seminude, travestite e dipinte di rosso a simboleggiare il sangue e la sofferenza degli animali, hanno mandato in scena la protesta proprio all'esterno del Congresso, in piazza Bolivar. Tra loro c'era anche una deputata, Andrea Padilla, la prima a favore della legge contro la corrida: "Si tratta di mammiferi con un sistema nervoso che permette loro di provare dolore e sofferenza con la stessa intensità degli esseri umani, che non dovrebbero essere esposti a una morte lenta e dolorosa".
Il testo propone di vietare tutte le corride entro tre anni. La "tradizione" mette in evidenza una certa cattiveria: come è già noto, il toro viene combattuto in tre fasi che durano circa sei minuti ciascuna. In prima battuta, un cavaliere ferisce il toro con una lunga picca. Poi, gli assistenti si avvicinano al toro per conficcarli arpioni affilati nella parte superiore della schiena, per poi ricevere il colpo di grazia con la spada del matador.
Uno dei manifestanti, Derly Flores, ha detto: “Siamo qui per urlare con una sola voce che la Colombia ha iniziato un processo di pace e quella pace deve includere anche gli animali"
"Vediamo spesso persone con le viscere e gli occhi feriti dalle corse con i tori, vittime della loro stessa stupidità”, conclude Padilla.
Alessandro Paolo Porrà