Da un’esperienza di vita può nascere anche il nome per un progetto imprenditoriale. È la storia di BarConi, il bar gelateria inaugurato a Palermo da un’associazione che promuove integrazione e umanità, chiamata “Moltivolti”.
Il responsabile dell’attività, Alagie Malick, spiega come è nata l’idea, quanto è cambiata la sua vita e quella dei suoi colleghi, e quali sono le prospettive per il loro futuro.
Com’è nato BarConi?
Nasce da un’idea della realtà di Moltivolti, un’associazione che promuove integrazione, umanità. Il nome BarConi, che personalmente apprezzo molto, nasconde la mia storia e quella di molti altri. È un gioco di parole BarConi, ha due significati: bar gelateria dove si vendono i coni gelato e barconi che sono appunto i mezzi che portano i migranti in Italia. Due sentimenti contrastanti: disperazione perché mi fa pensare a quando credevo di non avere speranze per il futuro, mentre ero in viaggio su quel barcone e andavo incontro a tanti rischi; speranza perché oggi sono qui a lavorare e a costruire il mio avvenire, qualcosa di reale e concreto.
Quali sono le tue origini? E quelle dei tuoi colleghi?
Io vengo dalla Gambia mentre le mie altre due colleghe provengono dalla Costa D’Avorio.
Com’è cambiata la tua vita dopo aver intrapreso questa strada?
In maniera completamente positiva. Mi sento libero, indipendente, valorizzato. So di avere comunque ancora molto da imparare, so che non è facile gestire un’attività in una realtà completamente diversa da quella da cui provengo; ho avuto modo di imparare un po’ la lingua, ma ancora devo migliorare, così come vorrei approfondire di più la cultura e la storia di questo paese. Poi si può pensare che queste cose non abbiano niente a che vedere con l’attività ma non sono d’accordo. Il bar ha un ruolo sociale e questo ti porta ad avere a che fare con le persone, per questo è importante capire come comunicare e rapportarsi e per fare ciò è necessario conoscere.
Come vanno gli affari in un periodo non ancora roseo per il settore della ristorazione?
Diciamo bene, ma non benissimo, perché ancora non abbiamo raggiunto il massimo. Puntiamo sempre più in alto.
Avete avviato anche una collaborazione con il maestro gelataio Antonio Cappadonia.
Lui produce i gelati per la nostra attività; ci ha fatto tutto il percorso di formazione, dal servizio fino all’ “assemblamento” del cono. Quindi noi ancora non produciamo, ma in futuro speriamo di imparare come produrlo per essere più autonomi.
È stato molto gentile e la cosa che più mi ha colpito è la passione per il suo lavoro che ci trasmette.
C’è nella vostra gelateria un gusto ispirato alle vostre origini?
Si, c’era un gusto di gelato al burro di arachidi leggermente salato con una variegatura di riso soffiato. Non avrei mai pensato che si potesse creare un gusto al burro di arachidi! Mi ricorda la mia terra, mi riporta indietro nel tempo fino a quando ero bambino
Cosa hai appreso fino ad ora di questo mestiere?
Dal punto di vista professionale, so servire, so come fare i coni o le coppette, cose che non sono per niente banali; potrebbe sembrare semplice ma non lo è! Anche il movimento del polso è fondamentale!
Io sono il responsabile e ho acquisito anche competenze di gestione e organizzazione, sto ancora imparando perché è un ruolo che non ho mai ricoperto fino ad ora. Ho appreso anche quanto sia importante l’empatia, il sapersi mettere nei panni degli altri. Essere “il capo” è una responsabilità anche verso i colleghi: capire come stanno e farli sentire a loro agio sul posto di lavoro. Il lavoro deve essere un luogo dove si sta bene, solo in questo modo si può essere produttivi. Queste sono tutte cose alle quali un responsabile deve prestare attenzione.
Questo bar non è solo un posto di lavoro: per noi ha un valore inestimabile, perché abbiamo la possibilità di dimostrare quanto siamo capaci, di imparare e formarci. Dimostrare il nostro valore, ogni giorno.
Per questo dico che è importante capire gli altri e cercare di risolvere il problema che in quel momento gli impedisce di essere al meglio. Il cliente, vedendo un posto con delle persone sorridenti e soddisfatte del lavoro che stanno svolgendo, sarà più propenso a tornarci. E questo credo sia quello che cerchiamo tutti.
Dove ti vedi fra cinque anni? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A questo non ti so dare una risposta precisa. I miei progetti cambiano di continuo, così ho deciso di non programmare nulla ma di seguire semplicemente il flusso degli eventi e vedere dove mi porterà. Ad ora ti posso dire che lavorare qui mi piace e per adesso sono soddisfatto, poi non so il futuro cosa mi riserva.
Esistono gap o pregiudizi nei vostri confronti? Hai sperimentato qualche situazione spiacevole a lavoro?
Si, esistono. È capitato, anche se poche volte. Io credo che sia una cosa su cui non ci si deve crucciare. Capita, certo, ma su centomila cose positive, questa è l’unica negativa. In qualunque posto e qualunque persona tu sia, sperimenterai sempre, in qualche modo, la discriminazione. Non si può piacere a tutti! Qualcuno troverà sempre il modo di criticarti qualunque cosa tu faccia, per questo dico che non è qualcosa di così importante per cui farsi dei pensieri. L’importante è essere felici con se stessi.
@Redazione Sintony News