Le conseguenze sarebbero gravi e trasversali, ma almeno sulle ragazze la visione precoce della pornografia online non sembra porti a fare propri modelli sessisti e stereotipati. A sostenerlo, un nuovo studio italiano condotto dai ricercatori del Cnr, e postato sulla rivista Societies. “Nasce dal lavoro fatto con Lo stato dell’adolescenza 2023, nel quale l’uso di pornografia online è uno degli aspetti presi in considerazione”, racconta Antonio Tintori, responsabile della ricerca che con la collaborazione di Loredana Cerbara, Giulia Ciancimino del Cnr e Gianni Corsetti dell’Istat, ha firmato lo studio.
L'indagine si è svolta su un campione rappresentativo di ben 4288 ragazzi e ragazze fra i 14 e i 19 anni in 225 classi, dal sud al nord Italia, di licei, istituti professionali e tecnici. I risultati ci dicono che l'interazione molto frequente di pornografia è stata riscontrata nel 46,2 % dei maschi e nell’8,4 % delle femmine. “Un’altra differenza fondamentale, oltre il grado diverso di ricorso alla pornografia, sta proprio nell’adozione o meno di modelli gretti”, continua Tintori.
In sostanza, emerge che la pornografia mediamente proporrebbe un immaginario sessuale e di bellezza distorto, creando un impatto negativo a 360 gradi in entrambi i sessi su emozioni primarie, autostima e amore verso il proprio corpo. L'esposizione precoce a questi contenuti, inoltre, avrebbe effetti differenti su ragazzi e ragazze: nei primi darebbe più forza ai cliché e aumenterebbe la tolleranza verso comportamenti discriminatori, violenti e devianti; nelle seconde invece sarebbe vista un'esperienza di emancipazione sessuale. In tal caso però, è possibile che si ricorra a generi di pornografia meno tradizionali rispetto a quelli fruiti dai maschi.
Alessandro Paolo Porrà