Se trent’anni fa era abbastanza frequente vedere una volpe uccisa e appesa ad un cartello stradale, o a un cespuglio o alla recinzione di un campo, certo è che nel 2023, vederla appesa ad un cartello che indica il nome di un paese, suscita sicuramente sdegno e ribrezzo per chi ha avuto quella malsana idea e l’ha messa in pratica. E’ successo ad Ales, in provincia di Oristano, dove una volpe è stata uccisa e appesa in “brutta” vista sul cartello del paese con la scritta “Ales – Abas” su sfondo bianco. Un orrore. Il sindaco Francesco Mereu ha espresso "sdegno. Ogni animale va rispettato".
Il vice sindaco Fabrizio Collu e un sottufficiale del Corpo forestale della stazione del paese hanno effettuato un sopralluogo. "Secondo l'esperto della forestale, l'animale non è morto per asfissia ma sarebbe stato travolto da un veicolo - racconta all'Ansa Collu -. Era un volpacchiotto giovane e aveva la testa schiacciata in seguito dell'investimento. Qualcuno poi ha voluto toglierlo dalla strada e appenderlo al cartello, forse per un bravata. Non è stato però un atto crudele nei confronti dell'animale", chiarisce il vicesindaco. Gli investigatori della Forestale si sono riservati di fare degli approfondimenti sulla vicenda. L’uccisione di una animale per crudeltà o senza necessità, è punita con la reclusione da quattro mesi a due anni.
L’uccisione della volpe e la sua esposizione è un vecchio retaggio della cultura agropastorale. L'animale, come è sua indole, rubava galline e qualche agnello per vivere e allora era uso dei pastori ucciderle e appenderle a monito delle altre volpi che avrebbero visto la fine fatta dalla sfortunata e a loro volta non avrebbero tentato il furto ai danni del pastore. Naturalmente l’usanza è stata dimenticata. O quasi.
Redazione sintony.it