I mari dell’isola sono sempre più caldi. È questa l’indicazione emersa dai primissimi dati raccolti dai termometri del progetto europeo MedFever, che misura la “febbre del mare”. Nei giorni scorsi i numeri sono stati inviati agli esperti dell’Enea che sono già al lavoro per stilare il report finale, che verrà diffuso nei mesi prossimi. Il picco più alto di quest’anno è stato registrato a Santa Teresa Gallura: 25 gradi a quaranta metri di profondità. Lo riferisce un’esclusiva de La Nuova Sardegna.
Già dalle osservazioni dei sub è emerso qualche problema. «Non ci sono grossi segni di sofferenze – spiega Eleonora De Sabata, sub esperta che coordina il progetto – ma a Mortoriotto, per esempio, abbiamo visto i segni dell’ondata di calore dei mesi scorsi. Un paio di colonie di cladocore sono sbiancate, segno che le madrecore, che di norma sono verdoline, sono morte». L’Enea ha da poco ricevuto i dati estrapolati dai primi termometri recuperati dai mari dell’isola. Per poter scartabellare il report completo, quindi, ci vorrà del tempo. Gli esperti sono al lavoro e servirà qualche mese prima di poter tirare le somme con precisione. Ma c’è già qualche dettaglio noto, e non per niente incoraggiante. «Per ora – spiega Ernesto Napolitano, oceanografo del laboratorio modellistica climatica e impatti dell’Enea – possiamo dire che i dati dell’isola sono simili agli altri recuperati nei vari siti nel Tirreno (Sicilia, Golfo di Napoli, Ponzo, Giglio, etc, ndr) del progetto MedFever, e cioè che il Mediterraneo ha avuto una sorta di anomalia termica in varie zone e per un periodo più breve rispetto all’anno scorso».
C’è un però, un distinguo per l’isola. «Sì, perché quest’anno in Sardegna sono state registrate temperature molto alte – riprende Napolitano – I dati ci dicono di picchi di 25 gradi registrati a 40 metri di profondità. Si tratta di anomalie termiche molto grandi, questi effetti possono essere infatti molto dannosi per la flora e la fauna bentonica». «Ci sono colleghi – aggiunge l’esperto – che da circa un anno hanno notato sbiancamenti di coralli ed effetti negativi sulle posidonie: è una risposta a questi choc termici».
I picchi di calore dell’estate appena trascorsa hanno trovato un alleato diabolico: il maestrale. «Dai primi dati emerge proprio questo legame – continua l’esperto –. Le anomalie termiche sul fondo avvengono in coincidenza di eventi di maestrale, che rimescolano l’acqua superficiale e la trasportano in profondità provocando temperature molto intense. Non si tratta di eventi del tutto nuovi, li abbiamo notati anche l’anno scorso, ma quest’anno il fenomeno è stato più marcato. Per questo motivo l’isola si conferma come una dei siti più delicati da monitorare».
Purtroppo, infatti, quest’anno alcuni dei siti non potranno essere analizzati pienamente. Sì, perché qualcuno si è portato via i termometri. Quelli installati a Capo Figari, a 5 e 15 metri, per dirne una. E così ora gli esperti non potranno valutare il differenziale tra le varie profondità di quel sito. «È un gran peccato che qualcuno si sia portato via i termometri – riprende De Sabata – non tanto per il valore economico, ma perché privano il progetto di un anno di misurazioni. Quest’ultima estate è stata molto calda e sarebbe stato importante avere un riscontro statistico da poter consegnare agli oceanografi».
Redazione sintony.it