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20 Ottobre 2023

Una lettera di Cristoforo Colombo venduta a quasi 4 milioni di dollari

Una lettera scritta da Cristoforo Colombo è stata venduta ad una cifra di 4 milioni di dollari: ecco di cosa si tratta

Una lettera di Cristoforo Colombo risalente al 1493, in cui il navigatore genovese racconta le sue impressioni al riguardo di un gruppo di isole che afferma di aver da poco scoperto, è stata battuta all'asta da Christie's per quasi 4 milioni di dollari.

L'epistola De Insulis Nuper Inventis spedita da Colombo a re Ferdinando II di Spagna e alla regina Isabella è stata custodita per circa un secolo in una collezione privata in Svizzera. La casa d'aste afferma di aver effettuato tutte le verifiche per assicurare la veridicità del documento. 

All'asta la lettera di Cristoforo Colombo dall'America: «Ho scoperto un  gran numero di isole»- Corriere.it

Il prezzo di partenza, si aggirava tra uno e 1,5 milioni di dollari e il prezzo finale ha preso un'impennata nell'ultima mezz'ora dell'asta, nonostante la reputazione di Colombo, soprattutto negli Usa, recentemente sia stata vittima di una rivalutazione. 

Il documento si compone di 8 pagine in latino e furono stampate a Roma molteplici copie con il fine di divulgare in Europa la notizia del viaggio di Colombo.
Nella lettera, Colombo racconta di essere sbarcato sulle isole dell'Oceano Indiano, di cui ne descrive la bellezza della zona, il canto degli uccelli, le palme, le grandi montagne e i fiumi e parla anche degli indigeni "timidi e paurosi", affermando di averne portati alcuni in Spagna.

Il testo, l'equivalente di un comunicato stampa risalente al quindicesimo secolo, era, in origine, in spagnolo e la corte di Madrid lo mandò a Roma per farlo tradurre in latino e stampare cercando di fargli raggiungere la massima diffusione. In un paragrafo introduttivo si rende omaggio a Colombo come a un uomo "a cui il nostro tempo deve un grande debito".

Cristoforo Colombo e le sue origini | Meer

Del documento originario in spagnolo è rimasta una copia, attualmente conservata alla New York Public Library.

Alessandro Paolo Porrà