La crisi demografica italiana non accenna a diminuire, anzi, si prospetta un futuro distopico se non si interviene con misure incisive. La Fondazione Nord Est ha elaborato uno studio che ripercorre le possibili conseguenze di questa "glaciazione demografica". 

Entro il 2040, il Nord Italia perderà 2,3 milioni di residenti, con Lombardia, Piemonte e Veneto in testa alle perdite. La discesa sarà rapida, con un calo di 143mila unità all'anno nei prossimi sette anni.

La diminuzione della popolazione avrà effetti disastrosi su centri remoti: spopolamento, con minori servizi e aumento del rischio idrogeologico. E quindi sul mercato interno con la contrazione dei consumi e degli investimenti. Aumenteranno degli anziani e diminuiranno i giovani. E questo determinerà un forte contraccolpo anche per il mercato immobiliare. Inoltre diminuiranno anche i risparmi per i privati e ci sarà un calo di beni per neonati e aumento di ausili sanitari.

Per scongiurare questo futuro distopico, è necessario un cambio di rotta, con politiche mirate ad aumentare le nascite e quindi con incentivi economici, sostegno alle famiglie, conciliazione lavoro-famiglia. Altro obiettivo è quello di attrarre migranti con politiche di accoglienza e integrazione. E creare opportunità di lavoro e migliorare la qualità della vita nel Sud Italia. 

E non c'è tempo da perdere perchè la "glaciazione demografica" è una minaccia seria che richiede un impegno immediato da parte di tutte le istituzioni e della società civile.

Lo studio della Fondazione Nord Est presenta uno scenario pessimistico, ma non è l'unico possibile. Esistono altri scenari, con impatti meno severi, che potrebbero verificarsi se non si adottano misure adeguate per contrastare la crisi demografica.

@Redazione Sintony News