I dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze sui redditi dichiarati nel 2023 (anno d'imposta 2022) rivelano un quadro preoccupante per la Sardegna. Infatti i redditi medi regionali sono ben al di sotto della media nazionale (15.504 euro contro 23.650 euro).
E aumentano meno rispetto al resto d'Italia e all'inflazione. Inoltre i residenti abbandonano i centri privi di servizi e opportunità, aggravando la desertificazione.
Il capoluogo di Regione vanta il reddito medio più alto (25.315 euro), seguono Selargius (21.490 euro) e Sassari (21.376 euro). Mentre i comuni più poveri si concentrano nelle zone interne: Bidonì (10.424 euro), Onanì (10.441 euro) e Semestene (11.139 euro).
Tra le cause e le conseguenze della disuguaglianza sicuramente c’è la mancanza di servizi e opportunità: i centri interni non offrono prospettive lavorative e di crescita ai giovani. E il costo della vita alto: i prezzi di beni e servizi, nonostante i redditi bassi, sono simili al resto d'Italia. Inoltre l'invecchiamento della popolazione e l'esodo dei giovani mettono a rischio la sopravvivenza dei piccoli comuni.
E anche se l’isola potrebbe vivere di turismo, è insufficiente: non riesce a trainare l'economia di tutta l'isola.
Per questo motivo servirebbe un'inversione di rotta con investimenti in servizi e infrastrutture: per creare opportunità nei centri interni, politiche di sostegno al reddito per aiutare le famiglie in difficoltà e riduzione del divario tra Cagliari e il resto dell'isola per evitare la desertificazione e garantire uno sviluppo equilibrato.
Anche perché rispetto al Nord Italia c’è un divario. Il reddito imponibile medio sardo è il 72% di quello lombardo. I comuni più ricchi d'Italia si trovano al Nord, con redditi medi che superano i 50.000 euro annui.
@Monica Magro