Era il 23 maggio 1992, ore 17:56. Un'esplosione di tritolo devasta l'autostrada A29 Palermo-Trapani all'altezza di Capaci. L'esplosione sollevò centinaia di metri di asfalto, scagliando a distanza la prima auto del convoglio e uccidendo sul colpo Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Mentre la terza auto si salvò, la Croma andò a sbattere con violenza contro il muro di terra e di detriti che si era creato. Giovanni Falcone, che era alla guida, e la moglie, al suo fianco, morirono dopo essere giunti all'ospedale.
È l'inizio della stagione stragista di Cosa Nostra, la risposta sanguinosa al maxiprocesso che ha inchiodato i vertici dell'organizzazione criminale.
Falcone, insieme a Paolo Borsellino e ad altri coraggiosi magistrati, ha dato vita al pool antimafia di Palermo. Grazie alla sua tenacia investigativa e alla collaborazione di pentiti come Tommaso Buscetta, il pool è riuscito a portare alla sbarra quasi 500 mafiosi nel maxiprocesso, un evento senza precedenti nella storia giudiziaria italiana.
La condanna all'ergastolo inflitta a Cosa Nostra scatena la furia del capo indiscusso dell'organizzazione, Totò Riina. Falcone, il "nemico pubblico numero uno", diventa il primo obiettivo da eliminare. I sicari di Riina pedinano il magistrato per mesi, studiando ogni suo spostamento.
Il piano criminale è diabolico: 500 kg di tritolo nascosti in un cunicolo sotto l'autostrada saltano in aria al passaggio della Croma blindata di Falcone. L'esplosione è devastante: il magistrato, la moglie e tre agenti della scorta muoiono sul colpo.
L'Italia è sconvolta. L'attentato di Capaci segna un momento di svolta nella lotta alla mafia. Lo Stato reagisce con fermezza: Riina viene arrestato nel 1993, condannato all'ergastolo e muore in carcere nel 2017. Grazie al lavoro di Falcone e dei suoi colleghi, nel corso degli anni successivi Cosa Nostra viene duramente colpita.
Falcone non è solo un nome da ricordare, ma un simbolo di coraggio, tenacia e impegno nella lotta contro la criminalità organizzata. La sua eredità vive nelle nuove generazioni di magistrati, investigatori e cittadini che ogni giorno si battono per la legalità e la giustizia.
Tanto che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 32° anniversario della strage di Capaci, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«L’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica.
A trentadue anni da quel tragico 23 maggio è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia.
I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale.
Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L’impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune. È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L’eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all’intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore».
@Redazione Sintony News