Le autorità islandesi sostengono che la caccia alle balene sia una pratica sostenibile se gestita correttamente e rappresenti una parte importante dell'identità culturale del paese.
Per questo il governo islandese ha autorizzato la caccia a 128 balenottere comuni. Secondo il governo infatti la caccia contribuirebbe all'economia locale, pur se la domanda di carne di balena è ormai scarsa.
Inoltre afferma di “aver basato la sua decisione su dati scientifici che indicano che la popolazione di balenottere comuni (la specie bersaglio) è in grado di sostenere la caccia. Sono previste rigorose misure di monitoraggio per garantirne la sostenibilità”
Organizzazioni ambientaliste e attivisti per i diritti degli animali condannano la caccia, evidenziando i rischi per la sopravvivenza delle balenottere comuni, già classificate come specie a rischio dall'IUCN.
La caccia, insieme alla perdita di habitat e ai cambiamenti climatici, minaccia ulteriormente la specie.
La caccia alle balene è considerata anacronistica, crudele e non necessaria, soprattutto alla luce della sua scarsa redditività e del fatto che la maggior parte del mondo l'ha già abbandonata. E può avere effetti a cascata sugli ecosistemi marini, danneggiando altre specie e la salute generale degli oceani.
Un recente sondaggio mostra che la maggioranza degli islandesi (51%) è contraria alla caccia, con un supporto tra i giovani particolarmente basso. E in effetti l’anno scorso l'Islanda ha sospeso la caccia per due mesi e ha ucciso solo 24 balenottere su una quota di 161. Quest'anno si spera che la quota non venga raggiunta e che la licenza, rinnovata annualmente, non venga più riproposta in futuro.
@Redazione Sintony News