La Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Trento ha riaperto le indagini sul caso Pantani a 25 anni dalla sua squalifica dal Giro D’Italia per ematocrito alto. L’obiettivo è fare luce su un possibile giro di scommesse clandestine legate alla camorra e al valore irregolare di ematocrito del ciclista romagnolo.
È stata proprio la Federazione medico-sportiva italiana (FMSI) a chiarire che il controllo antidoping su Pantani non fu effettuato dai loro medici, ma dall'UCI (Unione ciclistica internazionale). I campioni ematici non furono nemmeno analizzati dal laboratorio antidoping FMSI all'Acqua Acetosa, l'unico in Italia accreditato dall'Agenzia mondiale antidoping.
L'indagine della Dda, al momento senza indagati, è incentrata sull'articolo 416bis del Codice penale, che ipotizza un'associazione di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata alla morte di Pantani.
L'apertura del fascicolo da parte della Procura di Trento era stata sollecitata da ipotesi di scommesse clandestine legate alla camorra durante il Giro del 1999. Ipotesi avvalorate anche dalle dichiarazioni di Renato Vallanzasca, ex boss della mala milanese, che anni fa affermò di aver ricevuto il consiglio di scommettere contro Pantani perché non avrebbe terminato la corsa.
La squalifica di Pantani avvenne a seguito di un controllo antidoping a sorpresa il 5 giugno 1999, che rilevò un valore di ematocrito del 52%, superiore al limite consentito del 50%. Il ciclista, sempre professandosi innocente, sostenne che il valore fosse sceso a 48% in un controllo successivo, ma i dubbi sulla vicenda non si sono mai sopiti.
Il 14 febbraio 2004, Pantani fu trovato morto nel residence "Le Rose" di Rimini. Le circostanze del suo decesso sono ancora avvolte nel mistero. L'indagine della pm Patrizia Foiera si propone di fare chiarezza su un caso che ha segnato profondamente il mondo del ciclismo e che continua ad alimentare interrogativi e teorie alternative.
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