L’industria musicale statunitense potrebbe presto trovarsi ad affrontare un’ondata di scandali simile a quella che ha investito Hollywood nel 2017 con il movimento #MeToo.
All’epoca, il movimento fu innescato dalle denunce di attrici dello star system hollywoodiano nei confronti del potente produttore Harvey Weinstein. Ora, la scena musicale rischia di rivivere uno scenario simile dopo l’arresto del rapper e produttore Sean Combs, meglio noto come Puff Daddy o P. Diddy.
L’accusa che ha portato all’arresto di Puff Daddy è legata a una serie di denunce presentate dalla sua ex compagna Cassie, la quale ha raccontato di essere stata vittima di abusi fisici, stupri e favoreggiamento della prostituzione. Ma le accuse non si fermano qui: Combs sarebbe coinvolto anche in traffico sessuale, secondo le dichiarazioni della stessa Cassie e altre testimonianze.
Il quadro che emerge è complesso e oscuro, con racconti di comportamenti abusivi e sfruttamento sessuale che ricordano, per gravità e ampiezza, le denunce mosse contro Weinstein.
Uno degli elementi più inquietanti della vicenda è il coinvolgimento dei celebri "White Party" organizzati da Puff Daddy. Questi eventi sfarzosi, noti per la presenza di celebrità di prim'ordine, potrebbero essere stati il teatro di abusi nascosti. Il *Daily Mail* ha ottenuto alcuni video risalenti a quegli anni che mostrano l'opulenza di queste feste, che spesso duravano giorni interi.
Secondo alcune testimonianze, sex worker sarebbero state costrette a partecipare sotto minaccia e mantenute sveglie e idratate con flebo durante i festeggiamenti. Inoltre, sarebbero stati trovati materiali sospetti, come oltre 1000 bottigliette di olio per bambini, che potrebbero essere stati usati per favorire gli abusi sessuali denunciati.
A gettare ulteriore ombra sulla vicenda, ci sono i nomi di illustri ospiti di questi party. Personalità del calibro di Leonardo DiCaprio, Justin Bieber, Jennifer Lopez (ex compagna di Puff Daddy dal 1999 al 2001), Khloe Kardashian, Paris Hilton, Sarah Jessica Parker, Mariah Carey, Lebron James e Kobe Bryant avrebbero frequentato questi eventi. Un altro elemento che sta emergendo con sempre più insistenza è la relazione tra Puff Daddy e Justin Bieber.
Il giovane cantante ha considerato Combs uno dei suoi primi mentori, e ora alcuni iniziano a ipotizzare che dietro questa vicinanza ci possano essere stati abusi.
Il paragone con il caso Weinstein è inevitabile. Così come per l’ex produttore hollywoodiano, anche nel caso di Puff Daddy le accuse di abusi erano note nell’ambiente, ma mai nessuno aveva osato parlare. Questo clima di omertà, che aleggiava nel mondo del cinema, sembra aver permeato anche l’industria musicale, dove gli abusi e i favori sessuali in cambio di contratti discografici sarebbero stati all’ordine del giorno.
A complicare ulteriormente il quadro, si aggiungono le teorie del complotto che si sono diffuse sui social dopo l'arresto del rapper.
Alcune di queste hanno raggiunto una risonanza maggiore a causa di una controversa mossa dell’ex presidente Donald Trump, il quale ha condiviso un fotomontaggio che cercava di collegare Puff Daddy alla vicepresidente Kamala Harris.
L’immagine, manipolata per raffigurare i due insieme, è stata poi smontata, dimostrando che si trattava di una fotografia modificata di Harris con il suo ex compagno. Nonostante ciò, queste teorie hanno preso piede, accostando Puff Daddy a figure politiche di primo piano come Barack Obama o persino il Principe Harry, alimentando così ulteriori speculazioni e destabilizzando l’opinione pubblica.
Se la vicenda prenderà la stessa piega del caso Weinstein, è possibile che nuovi dettagli esplosivi emergano nelle prossime settimane, mettendo a nudo i legami tra il mondo della musica, del cinema e della politica. L’industria dell’intrattenimento americana potrebbe trovarsi nuovamente a fare i conti con un terremoto mediatico e giudiziario, capace di scuotere le fondamenta stesse del suo sistema.
@Redazione Sintony News