Il recente report della CGIL su Milano evidenzia come la media salariale in città nel 2023 superi del 38% quella nazionale, con uno stipendio giornaliero di 133 euro. Questo dato apparentemente positivo, tuttavia, cela profonde disuguaglianze sia in termini di qualifiche che di genere.
Se, infatti, dirigenti e quadri percepiscono rispettivamente 620 e 252 euro al giorno, operai e impiegati ne ricevono in media solo 77 e 116.
Inoltre, le lavoratrici guadagnano meno dei loro colleghi uomini: ad esempio, un’operaia guadagna in media 58 euro giornalieri rispetto agli 84 dei colleghi uomini, e per le dirigenti la media è di 516 euro rispetto ai 656 dei dirigenti uomini.
La situazione è aggravata per i lavoratori con contratti precari: oltre 300.000 sono assunti a tempo determinato, 61.000 hanno un contratto intermittente, mentre 97.000 lavorano in somministrazione. A questi si aggiungono quasi 435.000 part-time, di cui due terzi sono involontari, e il 61% riguarda le donne, che spesso desidererebbero un impiego a tempo pieno.
L’inflazione ha avuto un impatto significativo su tutti, con una media del 5,9%, ma ha colpito in modo più pesante alcune categorie: operai e impiegati nei settori manifatturiero e commercio hanno subito una riduzione del potere d’acquisto tra l’8% e il 15%. Inoltre, le richieste per la NASpI (indennità di disoccupazione) sono aumentate di circa l'11-12% secondo il patronato Inca, segnale di un incremento della precarietà lavorativa anche nel capoluogo lombardo.
@Redazione Sintony News