Un tappeto rosso steso tra le rovine suggestive della Roma Antica a Cinecittà ha aperto la 70ª edizione dei David di Donatello, un anniversario importante celebrato con eleganza e passione per il cinema italiano. La cerimonia, condotta con carisma da Elena Sofia Ricci e Mika in diretta su Rai1, ha confermato la vitalità di un settore che continua a reinventarsi, senza dimenticare le sue radici.
Il protagonista assoluto della serata è stato Vermiglio di Maura Delpero, che ha conquistato il David per il miglior film, la migliore regia – prima volta per una donna in questa categoria – e la miglior sceneggiatura originale. Il film, definito dalla stessa regista “silenziosamente anti-militarista”, si è affermato come opera simbolo di un cinema riflessivo e attuale, capace di affrontare i grandi temi del presente con profondità e poesia.
A completare il trionfo, il David per la migliore fotografia è andato al russo Mikhail Krichman, collaboratore storico del cinema d'autore europeo, che ha illuminato la pellicola di Delpero con la sua sensibilità visiva.
Tra i momenti più emozionanti, la presenza in sala di Timothée Chalamet, che ha ricevuto un David Speciale, ha regalato alla serata un tocco internazionale. Accanto a lui, un pubblico d’eccezione ha seguito la premiazione nello storico Studio 5, consacrato da Federico Fellini.
Il primo premio della serata è andato a Francesco Di Leva, miglior attore non protagonista per Familia di Francesco Costabile, mentre Geppi Cucciari, in lizza per Diamanti, si è lasciata andare a un momento di intensa commozione. Il film di Ferzan Ozpetek ha conquistato il David dello Spettatore, confermandosi campione d’incassi. "Ringrazio i più di due milioni e trecentomila spettatori che hanno visto il mio film", ha detto un emozionato Ozpetek.
Tra i premi più attesi, Elio Germano ha vinto come miglior attore protagonista per Berlinguer - La grande ambizione di Andrea Segre, mentre Tecla Insolia è stata incoronata migliore attrice protagonista per L’arte della gioia di Valeria Golino, che ha ricevuto anche il David per la migliore sceneggiatura non originale, firmata da un team di autori composto dalla stessa Golino, Francesca Marciano, Valia Santella, Stefano Sardo e Luca Infascelli. Valeria Bruni Tedeschi, nel medesimo film, ha conquistato il premio come migliore attrice non protagonista.
Margherita Vicario, al suo debutto dietro la macchina da presa con Gloria!, si è aggiudicata il David per il miglior esordio alla regia, a testimonianza di una nuova generazione di registe pronte a raccontare il nostro tempo.
Per il comparto tecnico, il David per i migliori costumi è andato a Massimo Cantini Parrini per Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, esempio di maestria e raffinatezza artigianale.
L’impatto del cinema come motore culturale ed economico è stato sottolineato anche al Quirinale, durante la presentazione dei candidati alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricordato il valore identitario del cinema citando Roma città aperta. “Un comparto con un peso crescente nell’economia nazionale”, ha detto il capo dello Stato, ribadendo la necessità di affrontare i problemi strutturali del settore.
A tratti ironica e tagliente, Geppi Cucciari ha saputo alternare emozione e satira, scherzando con il ministro della Cultura Alessandro Giuli (“I suoi discorsi possono essere ascoltati al contrario come i dischi dei Black Sabbath... e a volte migliorano”). Il ministro, alla sua prima partecipazione alla cerimonia, ha promesso maggiore tempestività e trasparenza nell’erogazione degli incentivi al cinema: “Quella tra il ministero della Cultura e il cinema non può che essere una storia d’intesa e d’amore”.
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