Da comica e intellettuale libera a bersaglio di una violenza verbale senza freni. In pochi giorni, Geppi Cucciari è passata dall’essere una delle voci più lucide della satira italiana a oggetto di un’ondata d’odio feroce sui social, che ha superato ogni limite: dagli insulti sessisti e politici si è arrivati, ora, agli auguri di morte espliciti.
A denunciare la gravità della situazione è stata la stessa attrice sarda, pubblicando con la consueta ironia uno degli ultimi messaggi ricevuti: «Vai a trovare la tua amica Murgia. Regalaci un sogno e levati dalle scatole comunistella da quattro soldi falsi». Con un post amaro e sarcastico, Geppi ha scritto: «Mi mancava solo l’invito alla morte. Ora ho la collezione completa».
L’associazione con Michela Murgia, scrittrice e amica scomparsa nel 2023 a causa di un tumore in fase avanzata, ha reso il tono degli attacchi ancora più brutale, disumano. Dall’invettiva al linciaggio digitale, dal dissenso alla condanna personale, in una spirale inaccettabile che ha trasformato il dibattito in gogna.
A scatenare questa escalation sono stati due recenti interventi pubblici di Cucciari, entrambi in prima serata e ad alta visibilità.
Il primo durante la cerimonia dei David di Donatello al Quirinale, quando l’attrice ha ironizzato con tono tagliente sul ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (citato erroneamente come “Giuli” da molti utenti):
«Voglio portarle la mia solidarietà, perché molti sottolineano la sua retorica, il suo eloquio forbito, la parola che squadra da ogni lato l'animo nostro informe... lei è l’unico ministro i cui interventi possono essere ascoltati anche al contrario, come i dischi dei Black Sabbath, e a volte migliorano».
Un intervento di satira, in linea con il tono della serata, ma che è bastato a far scattare il primo giro di offese.
Il secondo episodio è andato in scena sul palco di Amici di Maria De Filippi, dove Cucciari ha rivolto un appello al voto in vista del referendum dell’8 e 9 giugno, in una chiara risposta alle dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che aveva invece invitato all’astensione:
«Sotto la bandiera tricolore, talvolta, è come se ci fosse il nostro vero motto: fatti i cazzi tuoi. Solo che se te li fai sempre e comunque, prima o poi qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo».
Anche in questo caso, la pioggia di commenti offensivi non si è fatta attendere. Ma Geppi ha scelto di non restare in silenzio: ha rilanciato gli insulti ricevuti, pubblicando nome e cognome degli utenti, accompagnati da risposte ironiche e sarcastiche.
«A questo signore così elegante non sono piaciuta. Davvero un grande rammarico», ha scritto taggando anche la piattaforma X (ex Twitter), chiedendosi come sia possibile tollerare un tale livello di aggressione verbale.
@Redazione Sintony News