Radja Nainggolan, per molti “il Ninja” del calcio italiano, ha scelto il salotto scomodo di Le Iene per rompere il silenzio. Il servizio andato in onda in prima serata su Italia 1, con gli inviati Stefano Corti e Riccardo Messa fa emergere un ritratto crudo, autentico, ma anche pieno di contraddizioni.
Il punto centrale dell’intervista è l’arresto avvenuto a gennaio 2025, quando Nainggolan è stato coinvolto in un’indagine per traffico internazionale di cocaina dal Sudamerica. «Mi hanno messo dentro per ca**ate», taglia corto il belga, che respinge le accuse e si definisce vittima di un equivoco. Una dichiarazione che stride con le cronache giudiziarie, ma che apre uno squarcio sul vissuto di un uomo che si è sempre sentito in bilico tra luce e ombra.
Nainggolan ripercorre le sue origini a Linkeroever, quartiere popolare alla periferia di Anversa. Un’infanzia segnata dalla povertà e dalla strada: «Da ragazzino ho fatto tante ca**ate, risse, furti… Cercavo solo di portare a casa qualcosa». Un destino che sembrava segnato, se non fosse stato per il calcio: «La mia fortuna è che sono andato via a 16 anni, altrimenti non so come sarei finito».
L’ex centrocampista non nasconde gli eccessi vissuti durante gli anni da professionista. Le notti brave, le scommesse, la passione per l’adrenalina. «Martedì andavo a ballare, giovedì mi sfasciavo… venerdì stavo in coma in allenamento. Ma più ero felice, meglio giocavo». Un’autenticità che disarma, ma che riaccende il dibattito sull’equilibrio tra talento e autodistruzione.
Aneddoti da spogliatoio non mancano: dalla partita a carte nella camera di Totti fino a Spalletti che li sorprende nel cuore della notte. O ancora, lo schiaffo ricevuto da un ultrà dell’Inter dopo una prestazione deludente. «Quella è la mia vita, nel bene e nel male», dice con orgoglio, quasi a voler rivendicare ogni scelta, anche la più discutibile.
Un altro capitolo oscuro del racconto riguarda il gioco d’azzardo. «Una volta ho perso 200mila euro in una sera al casinò. Lo facevo per l’adrenalina. Ho scommesso anche su siti illegali». Una frase che pesa, soprattutto se collegata ai sospetti sul suo coinvolgimento in traffici illeciti.
Nainggolan nega qualsiasi legame con il narcotraffico. Ma non sfugge al nodo più spinoso: la sua amicizia con Nasr-Eddine Sekkaki, fratello minore di Ashraf, noto trafficante belga. «Ci scambiavamo messaggi, ma non c’erano codici né droga. Solo un prestito di soldi. Quello che fa lui è un problema suo, non mio».
Eppure, nel clima pesante che lo circonda, le sue parole rischiano di non bastare. Le ombre restano, così come i dubbi.
@Redazione Sintony News