La gestione del Festival di Sanremo dovrà passare, d’ora in avanti, attraverso una gara pubblica. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso della Rai, confermando così la decisione del TAR Liguria dello scorso dicembre. Si chiude così, almeno per ora, una lunga querelle giuridica che ridefinisce il futuro della manifestazione più amata dal pubblico televisivo italiano.
Il cuore della vicenda risiede in un principio chiaro: l’affidamento diretto alla Rai da parte del Comune di Sanremo per l’organizzazione del Festival è stato ritenuto illegittimo. Una scelta che per decenni è parsa naturale, ma che oggi viene bollata dai giudici come non conforme alle norme sugli appalti pubblici. D’ora in poi, sarà la competizione aperta a decidere chi potrà portare avanti il Festival.
Il verdetto è arrivato dal Consiglio di Stato, che ha reso noto il dispositivo di sentenza – le motivazioni saranno rese note prossimamente – respingendo il ricorso presentato da Viale Mazzini. Gli avvocati della Rai (Giuseppe de Vergottini, Aristide Police, Filippo Degni, Claudio Mangiafico e Marco Petitto) hanno cercato di ribaltare la decisione del TAR, ma senza successo.
A dare il via alla battaglia legale era stata la società JE di Sergio Cerruti, presidente dell’associazione dei discografici italiani. Il primo ricorso al TAR era stato accolto, con una sentenza che imponeva al Comune di Sanremo di indire una gara pubblica per la gestione dell’evento. Il Comune si è adeguato, ma il bando predisposto ha sollevato nuove contestazioni: secondo Cerruti e i suoi legali Damiano Lipani e Francesca Sbrana, i criteri erano troppo stringenti e cuciti su misura per la Rai, che infatti è stata l’unica a presentarsi.
Il nuovo ricorso davanti al TAR Liguria, previsto per ottobre 2025, cercherà di fare chiarezza sulla correttezza del bando e sull’effettiva apertura alla concorrenza. Ma un punto fermo è ormai stato fissato: la procedura ad evidenza pubblica è obbligatoria.
Oltre la dimensione legale, la sentenza ha implicazioni di vasta portata. Per il grande pubblico, potrebbe significare un radicale cambiamento nella produzione e gestione del Festival. Colossi internazionali, come Warner, avevano mostrato interesse a candidarsi, salvo poi ritirarsi per via dei tempi stretti e della scarsa trasparenza sui dati economici dell’evento. Ora, con regole chiare e gare realmente aperte, è facile immaginare che nuovi player globali si affacceranno alla porta dell’Ariston.
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