Il governo laburista guidato da Keir Starmer rompe gli indugi e presenta alla Camera dei Comuni un progetto di legge che potrebbe cambiare radicalmente il volto della democrazia britannica: il diritto di voto esteso ai cittadini dai 16 anni in su. Una mossa destinata a segnare una svolta storica, visto che la maggiore età legale nel Regno Unito resta fissata a 18 anni.
La proposta, formalmente illustrata dalla sottosegretaria Rushanara Ali, punta a modernizzare il sistema elettorale e viene rivendicata dal governo come una promessa mantenuta del manifesto laburista che un anno fa ha riportato la sinistra al potere. Ma è anche un tentativo chiaro di recuperare consensi tra i più giovani, proprio mentre i sondaggi segnalano un'emorragia di voti verso la destra populista di Nigel Farage e del suo Reform UK.
Il disegno di legge ha due pilastri principali: l’abbassamento dell’età minima per votare da 18 a 16 anni e una stretta sulle donazioni straniere a partiti e candidati, per contrastare il rischio di interferenze internazionali nel processo democratico. L'obiettivo del Labour è far entrare in vigore le nuove norme entro il 2029, anno delle prossime elezioni politiche, salvo eventuali elezioni anticipate.
Il percorso parlamentare inizierà però non prima di settembre, dopo la pausa estiva di Westminster. L'opposizione conservatrice ha già chiesto "uno scrutinio approfondito" del testo, mantenendo una posizione di prudenza. I Tory sono storicamente legati a un elettorato più anziano e vedono con sospetto una riforma che potrebbe favorire il voto progressista dei più giovani.
«Credo sia davvero importante che i 16enni e i 17enni possano votare: lavorano, pagano le tasse e quindi devono avere voce in capitolo su come lo Stato spende i loro soldi», ha dichiarato Starmer in conferenza stampa. Gli ha fatto eco la sottosegretaria Ali: «Se a 16 anni si può entrare nell’esercito, non si vede perché non si possa votare».
L’iniziativa porta il Regno Unito a riallinearsi con Scozia e Galles, dove i ragazzi dai 16 anni possono già esprimere il loro voto alle elezioni locali. Ma a livello nazionale, la proposta rappresenta il cambiamento più importante dal 1969, quando il Labour di Harold Wilson abbassò la soglia da 21 a 18 anni.
Oltre al voto ai sedicenni, la riforma punta anche a semplificare l’accesso alle urne. Il testo prevede infatti un allentamento delle regole sui documenti d'identità da presentare ai seggi, criticando l’obbligo introdotto sotto i governi conservatori. Basterà una carta bancaria con foto per votare, e sarà promossa una registrazione automatica online alle liste elettorali. La vicepremier Angela Rayner, promotrice dell’iniziativa, ha definito le attuali regole “troppo rigide” e ha ribadito l’urgenza di combattere il calo dell’affluenza, scesa sotto il 60% nel 2023, il dato più basso dal 2001.
Con questa proposta, il Regno Unito si unisce a un club ristretto in Europa. Ad oggi, solo Austria, Belgio, Grecia, Malta e Germania consentono il voto ai sedicenni alle elezioni nazionali. Un segnale forte, che potrebbe influenzare anche il dibattito nei Paesi più restii a rivedere le soglie.
L’approvazione non sarà semplice: la legge richiederà ampio sostegno in Parlamento e dovrà superare la resistenza di una parte della società ancora scettica sull’affidabilità dei giovanissimi elettori. Ma il Labour conta sul suo ampio margine alla Camera dei Comuni e sulla crescente sensibilità verso i temi della partecipazione democratica e della rappresentanza delle nuove generazioni.
Conclude Rayner: «I giovani non sono il futuro, sono il presente. È ora che anche la nostra democrazia lo riconosca».
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