
Il caso del cosiddetto “pandoro-gate” è approdato ufficialmente in tribunale. Si è aperto a Milano il processo a Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata in concorso per le campagne benefiche legate al pandoro Pink Christmas Balocco e alle uova Dolci Preziosi. Con lei sul banco degli imputati ci sono Fabio Maria Damato, ex collaboratore di fiducia, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-Id, proprietaria del marchio Dolci Preziosi.
Secondo la Procura, i messaggi promozionali pubblicati tra il 2021 e il 2022 avrebbero indotto i consumatori a credere che parte del ricavato fosse destinata a cause solidali, mentre in realtà i contributi versati sarebbero stati fissi e di importo ridotto. Le indagini stimano profitti illeciti per oltre 2 milioni di euro.

La prima udienza ha visto protagonista Adriana, 76 anni, pensionata di Avellino, che ha deciso di costituirsi parte offesa. Convinta di fare beneficenza acquistando i pandori griffati Ferragni, ha poi scoperto mesi dopo che l’iniziativa non corrispondeva a quanto promesso. La donna ha chiesto un risarcimento di 500 euro, somma che, ha precisato, destinerà comunque ad opere solidali.
Al suo fianco si sono presentate anche le associazioni dei consumatori Adicu e Casa del Consumatore, che hanno depositato richiesta di costituzione di parte civile. Diversa la posizione del Codacons, che ha ritirato la denuncia dopo un accordo economico extragiudiziale già siglato con l’influencer.

All’udienza di apertura Ferragni non era presente, ma i suoi legali – Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana – hanno assicurato che parteciperà ai prossimi appuntamenti «per rispetto della giustizia e per difendere la propria innocenza». La difesa punta a dimostrare che non vi sia alcuna rilevanza penale, ricordando che la vicenda si è già chiusa sul piano amministrativo con il pagamento di 3,4 milioni di euro tra sanzioni Antitrust e donazioni a enti benefici.
Il giudice della terza sezione penale, Ilio Mannucci Pacini, deciderà il 4 novembre se ammettere le parti civili. In quella fase gli imputati potranno valutare riti alternativi come patteggiamento o abbreviato. Un’udienza già fissata per il 14 gennaio potrebbe segnare un passaggio decisivo per il processo.
Il procedimento si intreccia con le difficoltà dell’impero imprenditoriale dell’influencer. La società Fenice, a lei riconducibile, ha ridotto drasticamente il personale, licenziando tre dei quattro dipendenti rimasti. Il marchio, dopo lo scandalo, ha registrato un calo di popolarità e una comunicazione meno glamour, segno di una fase di forte ridimensionamento.
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